Giù le mani dalla buona Scuola italiana

Giù le mani dalla buona Scuola, quella con la b minuscola, che si addice ad un aggettivo qualificativo, e la S maiuscola, che merita un nome comune, quando indica una grande istituzione dalla quale dipendono la democrazia e l’identità nazionale. Perché la Scuola italiana è, prima di tutto, una buona Scuola.

Lo dico da ex alunno che se l’è cavata quando si è trovato in contesti internazionali, lo dico da genitore di due ragazze che ricevono continui stimoli dalle scuole che frequentano, lo dico da professore universitario che accoglie centinaia di studenti all’anno, lo dico da formatore che ha avuto l’opportunità di conoscere di persona migliaia di insegnanti e lo dico da osservatore attento del contesto scolastico internazionale.

La Scuola italiana ha senz’altro ampi margini di miglioramento che ogni governo deve fare di tutto per perseguire: occorrono investimenti, occorrono stimoli e incentivi, occorre soprattutto creare le condizioni socio-economiche per il pieno riconoscimento del ruolo sociale e della dignità degli insegnanti. Insomma, di cose da fare ce ne sono tante, ma non c’è nulla da smantellare. Qualunque azione si intenda intraprendere per intervenire su una qualsiasi delle criticità, occorre valutare tutti gli effetti che produce e sincerarsi che non rischi di danneggiare sotto altri aspetti questa grande istituzione.

Lo dico ora, senza intento polemico e senza contrapposizione politica, prima che il nuovo Governo muova i primi passi e quando la sua formazione ha assopito l’agone politico. Ho atteso questo momento per scriverlo e lo avrei fatto qualunque governo si fosse formato. Ma lo dico seriamente e con passione.

Spero che il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca imposti la propria azione partendo dall’analisi attenta di ciò che fa buona la Scuola italiana e di quello che occorre fare per tutelarne e valorizzarne le peculiarità. Ritengo che questo sia fondamentale, quanto l’analisi delle criticità, affinchè le azioni di miglioramento che auspicabilmente verranno intraprese non compromettano ciò che di buono già c’è. Confido anche che questa analisi del buono esistente venga comunicata e condivisa.

Ogni azione correttiva applicata al sistema di istruzione produce effetti su un orizzonte temporale più lungo del tempo di vita dei governi. L’avvicendarsi frenetico di riforme e controriforme non è compatibile con l’inerzia del sistema. Nella teoria dei controlli si fa sempre l’esempio della doccia troppo calda, per correggere la quale si gira il rubinetto tutto verso il freddo senza attendere che scorra l’acqua che è già nei tubi, salvo poi accogersi con qualche secondo di ritardo che la doccia è gelata, girare di nuovo il rubinetto dall’altra parte e tornare a scottarsi. Se non si tiene conto dell’inerzia del sistema e non si procede per gradi, non si ottiene nulla di buono.

Lo dico anche da sottoscrittore del manifesto della comunicazione non ostile. L’ambizione di marcare il cambiamento dal precedente Governo, non induca il nuovo ad usare un lessico inappropriato, almeno parlando di Scuola. Spero quindi di non sentire mai dire di “smantellare la Buona Scuola“, perchè la scuola non ha bisongo di smantellamenti e perchè, parlando, le maiuscole non si notano e l’intento di “smantellare la buona Scuola” suonerebbe assurdo ed eversivo.

Già che ci sono, esprimo anche l’auspicio che non ci si dimentichi dell’Università e della Ricerca, senza le quali, davvero, l’Italia non avrebbe un futuro.

5 commenti su “Giù le mani dalla buona Scuola italiana

  • In effetti noi siamo oggetto di discussione ogni qualvolta cambiano le idee politiche…e questo, a una scuola che già tanto fatica a correre dietro ai continui cambiamenti, che inevitabilmente cerca di dare risposte, anche in contesti oppositivi e non sempre idonei a fronteggiare le diverse situazioni di apprendimento, sicuramente non è da incentivo e non stimola né al cambiamento, né al miglioramento. Le buone idee non vanno cestinate e con la scuola non bisogna mettere punti e iniziare sempre a capo …Ogni minimo sforzo che porti al benché minimo cambiamento va tutelato e salvaguardato! Grazie del bellissimo articolo prof.!

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