Ritengo utile riproporre integralmente un post pubblicato il 30 ottobre 2018 nel gruppo Facebook di CodeMOOC da Giovanna Landi, insegnante di sostegno di ruolo nella primaria.
Riflettevo riguardo alla mia esperienza con il coding e al felice incontro con Alessandro e con questo fantastico gruppo. Sento il bisogno di raccontarvi un breve frammento della mia esperienza che spero, per chi avrà la pazienza di leggere fino in fondo, evidenzi un ulteriore aspetto che il coding può significare.
Per chi non mi conosce sono insegnante di sostegno di ruolo nella scuola Primaria. Purtroppo spesso costretta a cambiare scuola, ho sempre dedicato molte energie per costruire con le colleghe dei percorsi che potessero dar senso e rendere efficace la mia presenza con i bambini.
Chi è di sostegno come me sa bene quanto sia difficile inserirsi in un contesto in cui le relazioni sono già avviate e i ruoli sociali definiti.
Chi è di sostegno come me sa bene che la difficoltà maggiore è farsi riconoscere dai bambini, dai COLLEGHI e dai genitori come maestra “di tutti e per tutti” e quindi maestra di classe; non docente “ad personam” del bambino “in difficoltà”.
Questa condizione di CONTITOLARITA’ è necessaria non solo per se stessi, ma soprattutto per i bambini. Quando l’insegnante di sostegno è percepito come maestro di tutti, nessun bambino sente di ricevere un aiuto “speciale”, si sente semplicemente e realmente parte di un sistema in cui ci si aiuta reciprocamente.
Il mio problema era trovare un “metodo”, un “orizzonte di senso” per affermarmi all’interno delle classi, per rendere evidente il mio contributo. La soluzione, a questa difficoltà, mi è stata offerta proprio dal coding, e per me è stata vincente!!!!
Ho iniziato, prima timidamente, poi con sempre maggior determinazione e sicurezza a costruire percorsi “ad hoc”, ritagliarmi uno spazio “tecnologico” in cui essere in “prima linea” con i bambini. E così in alcune scuole sono diventata la “maestra codina”, in altre la maestra dei robot, in alcune la maestra delle “mille bolle” e in una persino la maestra Roby (ho cambiato nome!!!!).
Il mio invito, rivolto soprattutto agli insegnanti di sostegno ma non solo, è quello di percepire il coding anche come un’opportunità di autoaffermazione.
Il coding mi ha permesso di avviare facilmente attività motivanti, allegre e “giocose” che per loro natura sono inclusive.
Il coding mi ha permesso di mettere in campo competenze per le quali vi è carenza, rendendo evidente il mio apporto al team.
Il coding mi ha permesso di valorizzare le diverse abilità dei bambini e avviare, per questo, percorsi di reale crescita inclusiva.
Il coding mi ha permesso di godere di visibilità con i genitori, i quali hanno sempre apprezzato e guardato con grandissimo interesse alle attività proposte.
Quest’anno per il terzo anno riesco ad avviare il percorso di coding in classe, supportata dal corso per i genitori che Alessandro ha creato…e dopo soli due mesi di conoscenza sento che nel percorso della 3 ^ A ci sono anche le mie impronte a fianco alle loro!
Grazie per non esservi arresi nella lettura.
Per chi non mi conosce sono insegnante di sostegno di ruolo nella scuola Primaria. Purtroppo spesso costretta a cambiare scuola, ho sempre dedicato molte energie per costruire con le colleghe dei percorsi che potessero dar senso e rendere efficace la mia presenza con i bambini.
Chi è di sostegno come me sa bene quanto sia difficile inserirsi in un contesto in cui le relazioni sono già avviate e i ruoli sociali definiti.
Chi è di sostegno come me sa bene che la difficoltà maggiore è farsi riconoscere dai bambini, dai COLLEGHI e dai genitori come maestra “di tutti e per tutti” e quindi maestra di classe; non docente “ad personam” del bambino “in difficoltà”.
Questa condizione di CONTITOLARITA’ è necessaria non solo per se stessi, ma soprattutto per i bambini. Quando l’insegnante di sostegno è percepito come maestro di tutti, nessun bambino sente di ricevere un aiuto “speciale”, si sente semplicemente e realmente parte di un sistema in cui ci si aiuta reciprocamente.
Il mio problema era trovare un “metodo”, un “orizzonte di senso” per affermarmi all’interno delle classi, per rendere evidente il mio contributo. La soluzione, a questa difficoltà, mi è stata offerta proprio dal coding, e per me è stata vincente!!!!
Ho iniziato, prima timidamente, poi con sempre maggior determinazione e sicurezza a costruire percorsi “ad hoc”, ritagliarmi uno spazio “tecnologico” in cui essere in “prima linea” con i bambini. E così in alcune scuole sono diventata la “maestra codina”, in altre la maestra dei robot, in alcune la maestra delle “mille bolle” e in una persino la maestra Roby (ho cambiato nome!!!!).
Il mio invito, rivolto soprattutto agli insegnanti di sostegno ma non solo, è quello di percepire il coding anche come un’opportunità di autoaffermazione.
Il coding mi ha permesso di avviare facilmente attività motivanti, allegre e “giocose” che per loro natura sono inclusive.
Il coding mi ha permesso di mettere in campo competenze per le quali vi è carenza, rendendo evidente il mio apporto al team.
Il coding mi ha permesso di valorizzare le diverse abilità dei bambini e avviare, per questo, percorsi di reale crescita inclusiva.
Il coding mi ha permesso di godere di visibilità con i genitori, i quali hanno sempre apprezzato e guardato con grandissimo interesse alle attività proposte.
Quest’anno per il terzo anno riesco ad avviare il percorso di coding in classe, supportata dal corso per i genitori che Alessandro ha creato…e dopo soli due mesi di conoscenza sento che nel percorso della 3 ^ A ci sono anche le mie impronte a fianco alle loro!
Grazie per non esservi arresi nella lettura.
Grazie Alessandro, onorata di essere citata.
Alle colleghe potrebbe interessare anche questo: https://giovannalandi.wixsite.com/lalandi/post-singolo/codingPEI
Approfitto di questo spazio perchè so quanto difficile sia individuare i contenuti e calibare un documento importante come il Pei.