Giovedì scorso, a Vienna, ho avuto il piacere e l’onore di tenere il discorso di apertura nella sessione plenaria di ICT 2018, la conferenza annuale che la Commissione Europea organizza in tema di tecnologie digitali, di fronte alla Commissaria per l’economia e la scoietà digitale Maryia Gabriel. La vicinanza con la ricorrenza di oggi, 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, mi ha dato motivo di riflettere su ICT e Diritti Umani e partecipare così a #STANDUP4HUMANRIGHTS.
In questa pagina trovate il testo del discorso tradotto in italiano, la video-registrazione con voice-over in italiano, e le slides. Su UNIAMO, il blogazine dell’Università di Urbino, trovate un bell’articolo di Manuele Maffei.
Testo
“Tutti gli essere umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti.” Questo è il primo articolo della
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
“Ogni individuo ha diritto all’istruzione.” Articolo 26.
“Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle
arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.” Articolo 27.
Celebriamo oggi il 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Questa è una motivazione più che sufficente per me per iniziare con queste parole, ma ora desidero guardarle da vicino per concentrarmi sulla tecnologia che rese possibile, nel 1948, scrivere tale Dichiarazione, rendendola così potente da sopravvivere al tempo e arrivare ad oggi
preservando tutto la forza che queste parole trasmettono.
Per questo prendo un alfabeto, uno esteso, che comprenda anche lo spazio e la punteggiatura. E vorrei condurre con voi un piccolo esperimento. Se avete un quaderno, penne, matite, carta, per favore scrivete le lettere che nomino.
Dall’alfabeto prendo semplicemente una A, poi una L e ancora una L. A questo punto inserisco uno spazio. Per favore fate lo stesso su una nuova riga nel vostro quaderno. Scrivete: A, L, L, spazio. Poi vado avanti e prendo una H, una U, poi M, A, N, quindi metto un’altro spazio. A questo punto che lettera aggiungo? Avete suggerimenti? Prendo una B, che vi prego di scrivere nei vostri appunti, poi una E, una I, N, G, S. Ora guardate cosa è successo: “All human beings“, “Tutti gli essere umani“.
Con azioni semplici e meccaniche come prendere simboli da un alfabeto finito e scriverli in sequenza, abbiamo fatto in modo che le prime, e le più importanti parole della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, apparissero sullo schermo, e anche sui vostri quaderni. Questa è magia, perchè abbiamo fatto semplicemente questo, ma le parole hanno il potere incredibile di sopravvivere al tempo, di durare per sempre.
E resteranno per sempre perchè se ora io cambiassi slide queste parole sarebbero ancora nei vostri quaderni, perchè ve le ho dettate; poter essere dettate significa potersi propagare nello spazio e nel tempo. E se bruciassimo tutti i vostri quaderni?
Possiamo fare di nuovo un piccolo esperimento per comprendere davvero la forza di queste parole, perchè se chiudete gli occhi vedrete che potrete comunque ripetere con me “Tutti gli essere umani”, prego, ripetete con me “Tutti gli essere umani” senza leggere i vostri appunti. Questo significa che queste parole sono ancora nella vostra mente e potete dirle ad altri, così che durino davvero per sempre.
Il digitale è proprio questo. Perchè “digitale” signifca proprio rappresentato come sequenza di simboli presi da un alfabeto finito, e questi simboli possono essere lettere, possono essere suoni, possono essere cifre, o anche bit, naturalmente.
Ed è per questo che posso affermare con sicurezza che l’era digitale è iniziata nella preistoria, con la capacità umana di rappresentazione simbolica, che consentì agli esseri umani di avere un linguaggio, di comunicare, di raccontare storie, di avere una storia, perchè non ci sarebbe storia senza la capacità di narrarla, di avere una cultura, perchè non ci sarebbe cultura senza la capacità di trasmettere il sapere, e tutto questo ha a che fare con il digitale, con la capacità di rappresentazione simbolica.
Anche il calcolo si basa su questo principio, perchè la macchina di Turing, che è il modello concettuale a cui tutti i computer si ispirano, ha la caratteristica peculiare di leggere e scrivere simboli su un nastro. La macchina di Turing non sarebbe capace di elaborare informazioni se gli essere umani non sapessero rappresentarle come sequenze di simboli.
Quindi, in pratica ogni era ha la sua tecnologia digitale. Sono tecnologie digitali le lingue parlate, lo è la scrittura, la tipografia è una tecnologia digitale, così come lo è stata il telegrafo, e ora abbiamo le ICT, o TIC, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Dicendo che le ICT non sono l’unica tecnologia digitale che abbiamo, che non sono la prima, non intendo diminuirne la rilevanza. Al contrario, invito a guardare indietro alle tecnologie digitali del passato, che sono ancora in uso, pensando a quanto importanti, fondamentali, rivoluzionarie sono state per l’umanità, per aiutarci a comprendere fino in fondo l’importanza del ruolo che giocano oggi le ICT.
Ma le ICT non sono solo digitali, sono anche programmabili. Lo sono almeno dal 1840, quando Charles Babbage concepì la macchina analitica, un calcolatore general purpose, e comprese subito che un computer, per essere davvero generale, avrebbe avuto bisongo di un essere umano che gli dicesse cosa fare, ed è qui che entro’ in gioco Ada Lovelace, programmando la macchina analitica per renderla capace di fare davvero qualcosa di utile: eseguire algoritmi.
Charles e Ada stavano creando la dicotomia tra hardware e software, che oggi ci offre la strada più veloce che abbiamo a disposizione per fare innovazione, perchè ci permette di dare vita alle nostre idee scrivendo nuove liee di codice per le decine di miliardi di oggetti programmabili che sono già nelle mani di ogni persona.
In pratica, la programmazione è una questione di delega, perchè ciò che abbiamo sono esecutori ideali, computer e robot. Sono detti esecutori ideali perchè sono sufficientemente stupidi da fare esattamente ciò che chiediamo loro di fare.
Delegare lo svolgimento di un compito ad un esecutore ideale comporta una comprensione profonda della soluzione algoritmica che intendiamo affidargli.
Gli algoritmi sono probabilmente le basi più solide di cui disponiamo per costruire il nostro futuro, perchè durano per sempre. Gli algoritmi sono tra le più alte conquiste dell’ingegno umano. Un problema per il quale si conosca una soluzione algoritmica non è più un problema, è solo un compito da svolgere.
Cecilia Bonefeld-Dahl ha detto che crede nella democrazia basata sulla crescita personale e sulla responsabilizzazione. Sono d’accordo con lei ed è per questo che credo che abbiamo il dovere morale di promuovere ricerca, sviluppo e utilizzo delle ICT.
Servono vere e proprie campagne di alfabetizzazione. Non alfabetizzazione funzionale, ma alfabetizzazione tout-court, perchè l’ICT è come la lingua parlata, come la lettura e la scrittura, è una competenza fondamentale. Occorre garantire libero accesso all’istruzione, anche in nome della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e dobbiamo offrire pari opportunità a ragazzi e ragazze di scegliere consapevolmente se intraprendere studi e carriere in ICT, superando gli stereotipi che alzano barriere più alte di quelle socio-economiche e culturali con le quali bisogna comunque fare i conti. E dobbiamo garantire che nessuno resti escluso.
Per raggiungere questi obiettivi dobbiamo responsabilizzare ogni persona, puntando sulle qualità umane. Quali qualità? Non tanto l’abilità tecnica, o la destrezza nell’uso della tecnologia, ma quelle qualità umane su cui si basano le tecnologie stesse, quelle che hanno permesso lo sviluppo delle ICT: tra le altre, sicuramente, la capacità di rappresentazione simbolica e di pensiero computazionale.
Ma dobbiamo anche ricordare che ci sono qualità umane che stanno al di sopra della tecnologia, quelle qualità che non saranno mai sostituite da una macchina, come, ad esempio, la creatività, l’intelligenza, l’empatia, il libero arbitrio. Mettere queste al primo posto non è ovvio, ma è qualcosa che va fatto e comunicato, per rendere chiaro a tutti gli esseri umani che nessuno può essere lasciato indietro, perchè la tecnologia ha bisogno di noi più di quanto noi abbiano bisogno della tecnologia.
Per questo lancio il mio appello affinchè continuiamo a asviluppare e ad utilizzare le ICT, con la consapevolezza che sono le tecnologie digitali del momento, che vanno utilizzate per scrivere nuove pagine della nostra storia. E per essere fieri delle pagine di storia che scriveremo, destinate a restare per sempre, dobbiamo fare in modo che ogni pagina d’ora in poi inizi con le parole della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Tutti gli essere umani…”
Immenso il pensiero, l’ideale, l’obiettivo… ma ci sei arrivato! Parlare di Diritti Umani all’ICT, in un luogo dove il tema principale è la tecnologia, sembra un ossimoro…tu l’hai fatto sembrare la cosa piu’ naturale del mondo riuscendo a chiudere un cerchio, a dare completezza ad un pensiero impellente per gli insegnanti e per i ragazzi che vivono oggi la scuola.
L’educazione alle nuove tecnologie è un’esigenza etica piu’ che un bisogno di tecnicismi temporanei…
Grazie prof. per le tue parole.
ps…bella foto prof.! ;P